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GiOVANNiORiANi  - Eclettico equilibrio

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PROTEIFORME UNITARIO INSIEME - REMIXED (Vol.1), 2022

*SHOWNOTES*

La musica è una parte essenziale nel mio lavoro, una fonte di ispirazione infinita o semplicemente compagna fedele nelle giornate. Penso ci siano delle forti similitudini nel processo di composizione di una canzone, o di un album, e in quello di una collezione. Il motivo principale credo sia che entrambi in qualche modo sono forme di racconto.

Ho iniziato a pensare a questa collezione nel 2020 (eh già), pochi mesi dopo aver pubblicato, in leggerissssssimo ritardo, la collezione di fine IUAV (ora negli Highlights sul profilo Instagram se volete). Ci ho messo un po’ di tempo a rimettermi al lavoro, anche perché i miei occhi non ne volevano sapere di vedere quelle cose un minuto di più, sensazione che forse altri colleghi creativi sapranno capire. Come sappiamo però, il 2020 di tempo ce ne ha dato, forse anche troppo.

Io però mi ritengo tra quelli grati per tutto questo tempo. La fatica iniziale nel (non)lavoro, per ragioni più grandi di noi, non ha però avuto il sopravvento a lungo. Abituato, ma anche molto a mio agio, non lo nascondo, a stare in casa, ho passato alcuni giorni svuotando occhi e mente dal lavoro appena concluso, ma non potevo ignorare a lungo la quantità cospicua di materiale attorno a me. Ed entrare in modalità Marie Kondo e mettere tutto in sacchetti e scatole separate non sarebbe bastato; quei sacchi avrebbero continuato a guardarmi con i loro occhioni come per dire “ti prego non abbandonarci qui!”.

E avevano ragione. Sono stati loro il vero motore che mi ha fatto finalmente decidere di intraprendere la strada che da qualche mese ho iniziato a percorrere e che fino a prima era solo nella mia testa. 

Certo è un rischio, ma credo che qualsiasi scelta si faccia comporti dei rischi, quindi è un rischio che voglio correre. 

Così, circondato da ritagli più o meno grandi dei tessuti usati per la “Collezione Zero”, sono ripartito. In fondo, mi sono detto, è proprio l’aspetto che più mi ha affascinato negli anni di studio e che vorrei informi sempre più il mio lavoro, sia esso moda o design più in generale, senza ridurre tutto semplicemente ad alcuni hashtag di facciata. Credo che la creatività sia anche evitare dannosi e inutili sprechi. Partire da quello che si ha intorno e rielaborarlo, può riservare piacevoli sorprese.

E qui arriviamo al parallelo musicale con il “remix”. Alcuni pezzi della collezione sono riproposti tali e quali, mentre altri sono frutto di ritagli, modifiche dettate da ripensamenti su alcuni design (oh, i ripensamenti!) o ancora realizzati ex novo con altri pezzi dei tessuti rimasti.

Ho anche scelto di mettermi un po’ più alla prova e non partire subito dal foglio bianco e la matita. Il foglio bianco stavolta erano i tessuti. Un approccio più istintivo rispetto a come sono abituato. In alcuni casi, come ad esempio una giacca in tessuto jacquard con accenti di lurex, ho iniziato assemblando piccoli pezzi diversi tra loro e ho aspettato di vedere cosa potesse suggerirmi la forma che si andava creando.

Il risultato è un racconto che prende le mosse dall’originale ma lo sviluppa e declina in nuove sfumature.

Non ci sono infatti esattamente gli stessi temi e riferimenti che avevano informato l’originale. I materiali e il loro riuso sono l’elemento fondante di questa collezione.

Il titolo però l’ho lasciato, non solo per giustificare una continuità di senso. Ricapitolando brevemente, per poter capire meglio: "PROTEIFORME" e' un termine utilizzato da Silvia Giacomoni per definire il "look italiano" nel suo libro "l'Italia della moda" (1984, Milano, Mazzotta):

 

“L’italian look è proteiforme. Si indirizza a strati diversi di mercato, tocca in successione tutti i settori dell’abbigliamento. Ogni anno muta. Deve il suo successo a una immagine dell’Italia che appare spesso a noi italiani inafferrabile e bizzarra”

 

"UNITARIO" invece si riferisce al termine utilizzato da Walter Albini per le sue collezioni presentate per la prima volta a Milano nel 1971; "INSIEME" poi è il titolo di una delle canzoni più famose scritta dal duo Battisti-Mogol per un'altra icona della musica italiana, Mina Mazzini. Battisti e Mina hanno cantato la canzone durante il loro storico, poiché unico, duetto televisivo durante l'edizione del 1972 del varietà Rai "Teatro 10".

Qualche settimana fa, riflettendo sul lavoro fatto, su queste tre parole, le loro varie accezioni e chiedendomi se avessero ancora senso per questa nuova proposta, mi sono fermato e ho pensato: “Ma queste parole non c’entrano solo con questi vestiti. Queste parole descrivono me stesso, chi ho capito di essere. Io  in fondo mi sento un ‘proteiforme unitario insieme’. So che può sembrare fin troppo personale come pensiero su un lavoro, ma credo che il personale possa anche essere universale, e riguardare una collettività. 

 

Ciò che, ultimamente, spero di comunicare con il mio lavoro, è che ogni persona è un complesso e, appunto, proteiforme insieme, con tante sfaccettature, e mi auguro di trovare altre persone che si sentono descritte da questo.

 

Alla prossima,

 

Giovanni

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